CORRIERE DELLA SERA
11.02.2001
Anticipazioni: un saggio accusa la multinazionale di aver fornito i
macchinari per l’organizzazione dei campi di concentramento.
E già si
annunciano richieste collettive di indennizzo.
L’Ibm , che assunse vari nomi prima di quello definitivo, fu inventata da un
tedesco: Herman Hollerith, nato nel 1860 e ben presto emigrato nello stato
di New York. È lui a ideare una scheda con fori standardizzati, ciascuno dei
quali rappresenta un tratto diverso: sesso, nazionalità, ecc. È ancora lui nel
1910 a conferire i suoi brevetti per la Germania a Willy Heidinger, un
commerciante di macchine addizionatrici che fonda la Deutsche Hollerith
Maschinen Gesellschaft, in breve Dehomag, collegata strettamente con
l’America. Poi Hollerith vende l’intera attività a Charles Flint e questi passa
il testimone a Thomas J. Watson, che trasformerà il vecchio nome
dell’azienda americana in Ibm. Rimarranno però «sistema Hollerith» e la
tedesca Dehomag, che importerà le continue innovazioni tecnologiche dagli
Usa. Rimarrà anche la medaglia che Watson riceve nel 1937 da Hitler.
Ora,
tutto ciò entra in una storia terribile: quella della Shoah ebraica.
Edwin
Black (figlio di ebrei polacchi che vive a Washington) in un saggio in uscita,
intitolato «L’Ibm e l’Olocausto» (Rizzoli, pp. 606, lire 36.000), la racconta.
Noi, in anteprima per l’Italia, offriamo due estratti della ricerca dal libro:
dal capitolo sull’incontro tra l’Ibm e Hitler e da quello sull’uso della
tecnologia ideata da Hollerith nei campi di concentramento. Già si
annunciano richieste miliardarie di indennizzo con denuncie collettive al
tribunale di New York di ex lavoratori forzati.
SHOAH Le schede della morte compilate dall’Ibm
di Edwin Black
Selezionatrici, tabulatrici e stampanti stavano dentro i Lager
Ciascun sistema Hollerith doveva essere personalizzato dagli ingegneri della
Dehomag. Questi ultimi progettavano i sistemi per inventariare i pezzi di ricambio
degli aerei della Luftwaffe, controllare gli orari ferroviari per la Reichsbahn e
registrare gli ebrei all’interno della popolazione per l’Ufficio di statistica del Reich in
modo che fossero del tutto diversi tra loro. Naturalmente, le punzonature non
potevano essere eseguite a caso. Ciascuna scheda doveva essere personalizzata
con colonne e campi di dati studiati appositamente per i lettori. I dipendenti del
Reich dovevano essere addestrati a utilizzarle. La Dehomag doveva conoscere i
dettagli più segreti della destinazione d’uso, progettare le schede e quindi creare i
codici. Per via dell’esigenza quasi illimitata di tabulatrici che caratterizzava le guerre
razziali e geopolitiche di Hitler, l’Ibm New York reagì con entusiasmo alle promesse
del nazismo. Mentre altri uomini d’affari americani, spaventati o umiliati, riducevano
o annullavano i rapporti con la Germania, Watson diede il via a un’espansione
storica della Dehomag. Solo qualche settimana dopo la salita al potere di Hitler,
l’Ibm New York investì oltre sette milioni di Reichsmark (più di un milione di dollari)
per incrementare drasticamente la capacità della filiale tedesca di fabbricare
macchine. I dirigenti della Dehomag erano devoti al movimento nazista quanto i
soldati scientifici di Hitler. L’Ibm New York lo comprese sin dall’inizio. Heidigner, un
fanatico del nazismo, considerava quasi una vocazione divina la capacità unica della
Dehomag di saturare il Reich di informazioni demografiche. Il suo trasporto rapito
per il nuovo ruolo che la Dehomag avrebbe svolto si manifestò durante
l’inaugurazione di uno stabilimento dell’Ibm a Berlino. «La considero quasi una
missione sacra - dichiarò enfatico - e prego affinché la benedizione del cielo scenda
su questo luogo». Quel giorno, mentre stava accanto al rappresentante personale di
Watson e dell’Ibm, in presenza di numerosi funzionari del partito nazista, Heidinger
annunciò pubblicamente quanto lui e la Dehomag si trovassero d’accordo con gli
scienziati nazisti della razza, che consideravano le statistiche demografiche come lo
strumento fondamentale per sradicare i segmenti contaminati e inferiori della
società: «Il medico esamina il corpo e verifica che tutti gli organi funzionino in
modo da garantire il benessere dell’intero organismo. Noi (della Dehomag, ndr )
siamo molto simili a medici perché sezioniamo, cellula dopo cellula, il corpo della
cultura tedesca. Indichiamo ogni singola caratteristica su una piccola scheda. Non si
tratta di schede morte. Al contrario, si risvegliano alla vita più tardi, quando
vengono selezionate alla velocità di 25.000 l’ora in base a determinate
caratteristiche. Siamo orgogliosi di poter contribuire a tale compito, un compito che
fornisce al Medico della nostra nazione (Hitler, ndr ) il materiale necessario ai suoi
accertamenti. Egli potrà allora stabilire se i valori calcolati sono tali da garantire la
salute del nostro popolo. In caso contrario, potrà prendere misure correttive per
guarire il male». Il discorso di Heidinger e la lista dei funzionari nazisti invitati
furono trasmessi in tutta fretta a Manhattan e tradotti immediatamente per
Watson. Il leader dell’Ibm telegrafò a Heidinger un sollecito messaggio di
congratulazioni per la qualità del suo lavoro e la chiarezza con cui aveva espresso i
propri sentimenti.
In quasi tutti i campi di concentramento nazisti operava un dipartimento Hollerith
noto come Hollerith Abteilung . In certi campi, come Dachau e Storkow, erano
installate non meno di due dozzine di selezionatrici, tabulatrici e stampanti Ibm.
Altri campi effettuavano solo la perforazione e mandavano le schede in centri come
Mauthausen o Berlino. Il macchinario Ibm era quasi sempre sistemato all’interno
dello stesso campo, affidato a un ufficio speciale addetto all’assegnazione del
lavoro, in tedesco Arbeitseinsatz . Dall’Arbeitseinsatz uscivano quotidianamente le
importantissime assegnazioni ai posti di lavoro e l’ufficio era anche incaricato
dell’elaborazione delle schede di tutti i prigionieri e dei ruolini dei turni di
trasferimento. Necessitava quindi di un continuo traffico di elenchi, schede
perforate e documenti codificabili dal momento che ogni gesto dei prigionieri era
controllato e seguito con cura maniacale.
Il Reich creò campi in tutta Europa, ma non erano tutti uguali. Alcuni, come
Flossenbürg in Germania, erano campi di lavoro in cui i prigionieri dovevano
lavorare fino alla morte per spossatezza. Altri, come Westerbork in Olanda, erano
campi di transito, cioè tappe sulla strada della destinazione finale. Un certo numero,
come per esempio Treblinka in Polonia, erano stati creati unicamente allo scopo di
eliminare immediatamente i prigionieri nelle camere a gas. Infine campi come
quello di Auschwitz univano tutti e tre gli elementi. Senza i macchinari dell’Ibm, la
manutenzione continua e il rifornimento di schede perforate, i campi di Hitler non
avrebbero mai potuto eseguire i loro terrificanti compiti come invece fecero. Ai
campi più grandi era stato assegnato un numero in codice Hollerith per il lavoro
d’ufficio: Auschwitz 001, Buchenwald 002, Dachau 003, Flossenbürg 004, Gross-Rosen
005, Herzogenbusch 006, Mauthausen 007, Natzweiler 008, Neuengamme
009, Ravensbrück 010, Sachsenhausen 011, Stutthof 012.
Auschwitz, codice 001, non era solo un campo, ma un immenso complesso
comprendente posti di transito, fabbriche e fattorie in cui lavoravano schiavi,
camere a gas e crematori. Nella maggior parte dei campi l’Arbeitseinsatz non si
limitava a classificare i posti di lavoro, ma anche gli elenchi dell’ospedale del campo
e le statistiche delle morti e dei reclusi da consegnare alla Sezione politica. È però
possibile che ad Auschwitz le attrezzature Hollerith fossero utilizzate, e pertanto
collocate, in altri uffici.
Nell’agosto 1943 un commerciante di legname di Bendzin in Polonia arrivò con un
gruppo di quattrocento reclusi, per la maggior parte ebrei. Un medico polacco lo
visitò rapidamente per stabilire se fosse adatto al lavoro. Il suo stato fisico fu
annotato su un registro medico per l’«indice dell’ospedale del campo». Poi la sua
registrazione di prigioniero fu completata con tutti i particolari personali. Il suo
nome fu controllato sugli indici della Sezione politica per vedere se fosse stato
sottoposto a particolari efferatezze. Infine fu registrato su un’attrezzatura Hollerith
nell’indice della manodopera per l’Arbeitseinsatz e gli fu assegnato un tipico numero
Hollerith a cinque cifre, il 44673. Questo numero lo avrebbe seguito in
assegnazione mentre il sistema Hollerith reperiva la sua disponibilità ai vari lavori e
la riportava nell’archivio centrale dei reclusi conservato dal dipartimento DII. Il
Dipartimento DII dell’ufficio di economia delle SS di Oranienburg dirigeva tutte le
assegnazioni di lavori per gli schiavi. Più tardi lo stesso numero Hollerith a cinque
cifre del commerciante di legname gli fu tatuato sull’avambraccio. Alla fine, quella
stessa estate, tutti i non tedeschi di Auschwitz furono tatuati con i numeri Hollerith.
Ma i numeri tatuati si svilupparono rapidamente ad Auschwitz. Ben presto non
ebbero più alcuna relazione con la compatibilità Hollerith per un semplice motivo: il
numero Hollerith era destinato a individuare un recluso che lavorasse, non un
recluso morto. Quando il tasso di mortalità ad Auschwitz aumentò, i numeri basati
sulle Hollerith semplicemente non servirono più. Ai cadaveri venivano subito tolti gli
abiti, rendendo difficile l’identificazione per gli elenchi dei decessi basati sulle
Hollerith. Perciò i numeri furono scritti con l’inchiostro sul torace dei reclusi. Ma
siccome era difficile scorgerli tra i mucchi sempre più grandi di cadaveri, si decise
che gli avambracci fossero più visibili. Furono subito inaugurati sistemi di
numerazione ad hoc. Diverse serie di numeri, spesso anche con lettere, furono
assegnate ai reclusi in ordine crescente. Il dottor Josef Mengele, che eseguiva
orribili esperimenti, tatuava il suo personale numero di serie sui suoi pazienti. La
numerazione con i tatuaggi continuò con una sua caotica incongruenza come
sistema d’identificazione specifico di Auschwitz.
Ma i numeri Hollerith rimasero il metodo principale per identificare e rintracciare i
prigionieri ad Auschwitz, in particolare quando il campo doveva rispondere agli
ordini di Berlino. Per esempio, alla fine del 1943, le SS ordinarono di gassare circa
seimilacinquecento ebrei in salute e in grado di lavorare. Ma l’uccisione fu
rimandata di due giorni quando la Sezione politica controllò meticolosamente ogni
numero con il suo stesso indice delle schede. La Sezione aveva ricevuto l’ordine di
risparmiare momentaneamente gli ebrei che avessero tracce di discendenza ariana.
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