Avvenimenti: Mostre
Memoria e conoscenza di una storia affossata!
E' dovere dei protagonisti ricordare e delle istituzioni
salvarne la memoria, perché i nipoti hanno il diritto
di sapere come e a che prezzo i nonni hanno lottato per dare
anche a loro la libertà e la democrazia!
La storia degli IMI, gli Internati Militari Italiani nei Lager
nazisti, è paradossale, rimossa dai reduci traumatizzati
e zittiti e affossata colpevolmente dagli italiani pur coinvolgendo
700.000 nostri militari e oltre 7.000.000 di congiunti e amici!
Per quelli delle poltrone non ci dovrebbero essere prigionieri,
ma solo vincitori e caduti, ma noi IMI non eravamo dei codardi
prigionieri ma dei volontari nei Lager per non collaborare
col nemico. Non ci sentivamo eroi, perché gli eroi
sono eccezioni e noi eravamo massa, ma eravamo fieri del dovere
compiuto e della scelta continua pagata con 80.000 caduti
nella prima resistenza, nei reticolati e per postumi!
Dopo la guerra ci accolse un'Italia diffidente, ingrata e
distratta: per lo stato come avremmo votato tra monarchia
e repubblica, bianchi e rossi? Per i monarchici eravamo i
testimoni imbarazzanti e risentiti del pasticcio sabaudo dell'
"8 settembre", per i fascisti i traditori, per i
partigiani repubblicani, i relitti di un Regio Esercito correo
di guerre perse fasciste ma che poteva dar ombra avendo avviata
la Resistenza coi 700.000 "NO!", con le armi dalla
Corsica a Roma, Cefalonia, Lero, Balcania e addestrando i
primi partigiani. Infine ci accolse la marea degli attendisti,
quelli della non scelta, ora faccia a faccia con la nostra
scelta continua e poi c'era la guerra fredda: guai dir male
della Germania nostra partner e meta di emigranti!
Così le ragion di stato affossarono la nostra storia!
Ma da un ventennio assistiamo al suo lento e difficoltoso
recupero da parte degli ultimi superstiti, dei ricercatori
storici e della scuola, ma ancora poco dai media e dalla gente.
Al via ci sono le nostre testimonianze, dapprima reticenti
ed ora in buon numero ma disperse, da sfrondare dall'emotività
e dalla retorica, da controllare incrociandole e da integrare
con quanto non si è ancora ricercato. Poi ci sono le
fonti scritte tedesche e italiane, lacunose per negligenze
e distruzioni belliche o volute.
Non ci furono solo Auschwitz e Cefalonia ma molti altri
fatti eroici e drammatici di cui non si parla, magari per
mancanza di sopravvissuti e annotazioni dei responsabili:
come le stragi finali, le marce della morte, i ritardatari
della "leva Graziani" badogliani per i fascisti
e fascisti per i badogliani ma inquadrati nei battaglioni
di disciplina di lavoratori militarizzati ai fronti come gli
IMI/KGF ex resistenti con le armi
e poi le seconde prigionie
sotto Stalin o Tito, l'epopea balcanica della invitta div.
"Garibaldi", i prigionieri tedeschi di Corfù,
unici in mano a Badoglio, le controverse fosse comuni, ecc.,
ecc.
Sono passati 60 anni e abbiamo solo la banca-dati benemerita
dello storico tedesco Gerard Schreiber e poi delle cronache
e storie parziali, magari ancorate a numeri ballerini, a spanne
o equivoci perché non si sa a che cosa, luoghi e tempi
si riferiscano! Ma negli archivi tedeschi, italiani, della
Croce Rossa e del Vaticano vi sono milioni di dati ignorati,
come le 364.000 schede IMI della Wehrmacht da poco riscoperte,
i 180.000 avvisi di cattura della Croce Rossa, i 700.000 fascicoli
distrettuali di militari italiani, le 120.000 domande documentate
d'indennizzo degli "schiavi di Hitler" (pretestuosamente
respinte al 98% dalla nuova Germania!) e chissà quanti
altri dati negli archivi istituzionali italiani, tedeschi,
ex repubblichini e vaticani, militari e civili, centrali e
locali, pensionistici, anagrafici, sodali, privati, ecc.:
un mondo sotterraneo ancora da esplorare con l'informatica
e superando le dighe burocratiche!
Le testimonianze, avvio della storia, devono dare uno scrollone
agli italiani immemori, ora o sarà tardi: è
una delle ragioni della nostra mostra!
Claudio Sommaruga
ex IMI e deportato, ricercatore storico
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