Lettera di protesta all'Ambasciatore dell'Austria sulla legge di risarcimento austriaca Messaggio inviato all'Ambasciatore Austriaco dall'ANRP di Roma a nome del Coordinamento delle associazioni, enti e patronati a favore degli ex lavoratori coatti italiani nei territori nazisti.
Roma 11 gennaio 2001 Oggetto: Legge sul fondo di riconciliazione. Mentre si può comprendere (ma non condividere) che gli ex prigionieri di guerra siano stati esclusi dal risarcimento, non si vede come si possa equiparare ad essi gli IMI con la speciosa motivazione che: " è senza importanza che i prigionieri di guerra siano stati catalogati come tali ovvero - come nel caso degli IMI - non lo siano stati per ragioni contrarie al diritto internazionale". Ancor più grave è : "Tanto meno ha importanza la decisione del regime nazista di rendere liberi i prigionieri di guerra (italiani), ma di mutare il loro status in lavoratori civili". E' come voler ignorare il fatto che il regime nazista abbia mutato lo status dei prigionieri di guerra italiani in "lavoratori civili" per costringerli a lavorare in schiavitù, in fondamentali settori per l'economia della guerra, in violazione di ogni diritto. Ciò, se mai, aggrava le responsabilità del regime nazista nei confronti delle predette vittime. Le motivazioni riportate, che sono alla base delle ragioni che riteniamo abbiano indetto il Legislatore Austriaco ad approvare la predetta legge vangano addotte poi per giustificare la non applicazione della stessa, determinando così un contrasto assurdo fra la volontà risarcitoria del Parlamento e quella contraddittoria nel dispositivo applicativo, per cui con una mano si toglie quanto si è deciso di dare con l'altra. Dispiace osservare che, ad oltre mezzo secolo dalle tragiche esperienze da quell'immane tragedia che fu provocata dal nazismo, il sistema legislativo di una paese che si fonda su principi democratici, sostanzialmente avalli e legittimi le aberranti e disumane decisioni di governi che democratici non erano. Le chiediamo pertanto di voler sottoporre il nostro pensiero al Suo Governo con la viva preghiera di sospendere la divulgazione della distorta interpretazione della citata legge, onde evitare discrasie nei buoni rapporti esistenti fra le nostre comunità. La informiamo che, in caso negativo, a nostro malgrado, ci vedremo costretti ad avvalerci, in tutti luoghi sedi nazionali e internazionali, d'ogni legittimo strumento leso a superare siffatta iniqua posizione, che non si concilia ne con la logica giuridica ne tanto meno con la verità storica, per non abdicare ai doveri di tutela dei nostri assistiti. |