Lettera all'Onorevole Carlo Azeglio Ciampi

On. Carlo Azeglio Ciampi
Presidente della Repubblica
Palazzo del Quirinale

ROMA

Caro Signor Presidente,

            a nome dell'Istituto di storia contemporanea "Pier Amato Perretta" di Como e mio personale Le porgo la più profonda riconoscenza per aver accolto il nostro appello riguardante gli "schiavi di Hitler", cioè i lavoratori coatti italiani sfruttati dai nazisti nell'industria bellica durante il 1943-45.

Il Suo gesto di uomo che ha partecipato alla Resistenza e ne rispetta gli ideali accresce, se ancora possibile, la nostra fiducia nell'aiuto che ci darà nelle prossime fasi di sviluppo del problema.

            Il dr. De Carolis Le avrà illustrato, sulla base del primo dossier che gli abbiamo inviato, la situazione come si presenta oggi rispetto al riconoscimento internazionale del nostro olocausto, alla partecipazione alla Fondazione tedesca che prevede l'indennizzo, alla possibilità di aprire cause di gruppo davanti ai Tribunali con un mandato dello Stato affidato ad un avvocato tedesco, alla raccolta ed all'elaborazione delle testimonianze che raccogliamo assieme ai dati dei sopravvissuti.

            La situazione è complessa e richiederà al governo italiano per superare tutti gli ostacoli una fermezza eccezionale, ma è un dovere cui l'Italia non può mancare.

            La raccolta delle testimonianze è una lotta contro il tempo. Perchè noi vogliamo registrarle in video, in modo da poter ascoltare dalla viva voce dei protagonisti quei racconti mai venuti prima alla luce che riempono una pagina bianca della nostra storia. Come mi ha consigliato l'amico fraterno Simon Wiesenthal con cui collaboro da oltre trent'anni, noi vogliamo registrarle e poi elaborare tutta la materia assieme alle rappresentanze istituzionali creando un prodotto storico che diventerà patrimonio nazionale e potrà essere messo a disposizione dei cittadini, e naturalmente delle scuole. In questo campo riteniamo che l'esperienza di tanti anni di ricerca e sviluppo storico del nostro Istituto sia preziosa sia come metodo che come prodotto. Noi abbiamo già raccolto 3000 schede che riportiamo, per categorie, sul computer. Un altro migliaio è presso gli Istituti della Resistenza che collaborano con noi. Ma l'afflusso è incessante, da ogni parte d'Italia, e il nostro lavoro continua da mattina a sera.

            Adesso abbiamo bisogno dell'azione dello Stato, la più rapida ed incisiva possibile, e di coordinare con la Presidenza il programma di sviluppo nell'attesa dell'accettazione internazionale del nostro diritto di partecipare alla Fondazione tedesca. I tempi si allungano, i tedeschi oppongono mille difficoltà anche giuridiche. Se il tempo della firma dell'accordo slitta ciò gioca a favore di noi, cioè del lavoro politico e diplomatico che verrà messo in azione dal governo, ma gioca anche a sfavore dei sopravvissuti che hanno 80 e più anni e sono alla fine della vita.

            C'è poi, glielo devo dire francamente, signor Presidente, un senso generale di sfiducia nello Stato da parte di questi ex-schiavi di Hitler. Per troppi anni sono stati abbandonati. La Corte dei Conti e altre istituzioni si sono fatte presentare, tanti anni fa, le domande di pensione o indennizzo assieme ad una preziosa documentazione che si sono trattenuta senza dar loro corso e senza mai dare una risposta ai richiedenti. Sono domande tutte bloccate assieme alla preziosa documentazione.

            Bisognerebbe sbloccare questo intoppo, promuovere una ricerca di documenti e memorie presso gli Archivi statali ed arrivare addirittura ad una ricerca in Germania presso i registri delle aziende coinvolte che sono rimasti intatti. Nelle mie ricerche in terra tedesca ne ho visti tanti, i tedeschi erano terribili burocrati, anche nel male. Per venire a capo di questa ricerca ci vuole un'azione coordinata con lo Stato.

            Noi riteniamo che sarebbe enormemente positiva una Sua dichiarazione pubblica _come ha fatto alla Risiera di San Sabba e alle foibe di Basovizza_ su questo sacrificio finora ignorato dei lavoratori coatti. Gli schiavi di Hitler sono scettici verso lo Stato e la politica nazionale, ma hanno fiducia in Lei: il suo nome è pronunciato con parole affettuose ogni volta che si mettono in contatto con noi. Noi e loro attendiamo la Sua parola di incoraggiamento.

            Affinchè possa rendersi conto di come i nazisti abbiano superato ogni limite nell'oltraggio, Le allego due pagine che mi sono arrivate oggi da Bolzano. E' un documento tedesco su una cinquantina di ufficiali di complemento italiani obbligati chi a fare il cuoco, chi lo stalliere, chi il contadino, chi il muratore. Erano ufficiali che si rifiutavano all'invito tedesco di collaborare e così furono puniti. Altri giovani ufficiali, come lo ero io in quel tempo, finirono in fabbrica o a scavar trincee. Fa male al cuore vedere questi documenti, non si può lasciarli nel dimenticatoio.

            Le allego anche la lettera del figlio di un deportato morto sul lavoro. Di questi morti ce ne sono tanti nelle domande che raccogliamo. Chi si occupa di loro, chi darà un riconoscimento alle famiglie?

            La ringrazio ancora, signor Presidente, della Sua attenzione e con rispetto e viva simpatia Le porgo i miei più rispettosi e cordiali saluti.

 

Como 8/3/2000

Suo Ricciotti Lazzero

                                                                                                           

Allegati:

1) lista di ufficiali mandati a lavorare anche nelle stalle;

2) lettera di Adriano Zetrini che si lamenta;

3) lettera da Piana Crixia con documentazione della non risposta del Ministero del Tesoro dal 1963 ad oggi.

4) primo elenco di aziende tedesche coinvolte nello sfruttamento dei lavoratori coatti italiani

5) modello di scheda di rilevazione