Lettera al Presidente del Consiglio Giuliano Amato

 

Egregio Pres. Giuliano Amato

Presidente del Consiglio

Roma

Caro Sig. Presidente,

Sono Ricciotti Lazzero, autore de "Gli schiavi di Hitler" e presidente dell’Istituto di Storia contemporanea "Pier Amato Perretta" di Como. Dal dicembre 1999, nell’assenza di iniziative da parte delle Istituzioni, l’Istituto, con la collaborazione di una serie di Istituti della Resistenza, di varie associazioni, patronati, distretti militari, sindacati, guida una raccolta nazionale di documentazione e di memorie storiche di quelli che sono – sempre più pochi – i sopravvissuti allo sfruttamento dei nazisti nella loro industria bellica, cioè i "lavoratori coatti".

I "lavoratori coatti" italiani furono 200/250.000. Morirono per fame, bastonate, impiccagione, fucilazione, strangolamento, torture di ogni genere e malattie circa 50.000.

Di questi nostri fratelli l’Italia del dopoguerra non si è mai interessata ed essi, sentendosi abbandonati, si sono rinchiusi in un silenzio che dura da oltre 50 anni. Ora che li cerchiamo si aprono al colloquio e raccontano qualcosa che nemmeno io, che pur ho girato per gli archivi tedeschi da molti decenni, conoscevo. E’ l’altra pagina della Resistenza, quella che come dice Primo Levi, si è giocata la vita e la morte dicendo "no" a nazisti e fascisti.

Il 28 dicembre 1999 abbiamo inviato un appello al Sottosegretario alla Presidenza Carlo Minniti chiedendogli consigli e appoggio. Non abbiamo mai ricevuto una risposta. Ci siamo rivolti al Presidente della Repubblica, il quale ha capito il problema ed ha consegnato tutta la nostra documentazione al governo invitandolo ad interessarsene. Nessuno si è mosso.

Ora mi rivolgo a Lei per esporre alcune questioni e chiederle alcune cose.

a)- l’Italia è stata finora assente alle trattative U.S.A. – Germania per la costituzione di un Fondo d’indennizzo, il quale non tiene conto di precedenti accordi italo – tedeschi. L’Italia è in coda a tutti i Paesi europei per avendo dato un così alto numero di lavoratori sfruttati e un numero così alto di morti.

b)- Il disegno di legge nel Fondo verrà discusso dal Parlamento tedesco nell’estate ed è aperto a modifiche avanzate dai singoli Stati nel corso della discussione. L’Italia deve formalizzare la sua presenza.

c)- I sopravvissuti sono ormai pochi. Gente sugli 80 anni che non si aspetta denaro, ma un "grazie" dal Paese cui ha tenuto fede nei lager. Anche l’Italia dovrà pensare in proprio a dare questo "grazie" ai vivi ed ai morti.

d)- Noi abbiamo già raccolto, tutto con lavoro volontario, 6/7.000 schede documentali (e allego un facsimile della scheda) più una vasta "memoria storica" che rielaboreremo con il concorso di storici anche stranieri e l’appoggio del governo nei modi e nella sede che stabiliremo. L’afflusso delle schede continua incessante da ogni parte d’Italia: tutti vogliono essere pronti quando la Fondazione di Berlino diventerà operativa. Berlino e le industrie tedesche sono molto reticenti e riduttive, vorrebbero chiudere questa pagina del loro recente passato con il minor danno possibile.

e)- Molti sopravvissuti non possono presentare i documenti della loro prigionia perché questi documenti sono stati incamerati dal Ministero del Tesoro e dalla Corte dei Conti quando gli interessati presentarono domanda di pensione. Per favore, signor Presidente, faccia restituire questa documentazione, che ora è essenziale.

f)- Attivi l’I.N.P.S. affinché gli anni di lavoro (1943 – 1945) risultino nel conteggio per la pensione. Ad ogni lavoratore i tedeschi, burocrati dell’orrore, versarono i contributi.

g)- A suo tempo il Presidente Pertini fece approvare una legge che concedeva notevoli benefici (anni di contributi, somme una tantum, avanzamento di carriera ai deportati politici) ma dimenticò tutti gli altri che si trovarono alla fine della guerra in condizioni ingiustamente diverse pur essendo stati negli stessi lager.

h)- Di noi si interessa anche la stampa straniera. La Südwest Rundfunk di Freiburg sta per mettere in onda un servizio, dopo essere venuta a parlare con me a Como e con alcuni sopravvissuti. Abbiamo l’appoggio in Italia di giornali, riviste, telegiornali, radiogiornali. Ciò ci aiuta enormemente e noi li usiamo in maniera forte come mi ha suggerito l’amico Simon Wiesenthal. Anche deputati e senatori hanno presentato interpellanze.

Ma ciò non basta. E’ l’Italia in quanto Nazione che ha sofferto che deve farsi viva. E questo è il nostro appello, Signor Presidente, ascolti la voce di chi chiede un "grazie" prima di morire. Io sono certo, conoscendo personalmente la Sua sensibilità ed umanità, che ci darà una mano, pur nel complesso dei problemi che ha da risolvere. La preghiamo tutti di cuore di ascoltare queste voci di gente dimenticata e ci auguriamo di ricevere presto un segno della Sua comprensione.

Con profondo rispetto e cordialità

Suo Ricciotti Lazzero
(Presidente)