Lettera dell'On. Armando Cossutta al Presidente del Consiglio Giuliano Amato Caro Amato, mi preme richiamare la tua attenzione, ancora una volta, sulla questione degli ex internati militari italiani. Nello scorso mese di luglio l'Austria ha approvato una legge che istituisce un fondo di riconciliazione per le vittime dei lavori forzati durante il regime nazista, al fine di far fronte all'erogazione di un risarcimento forfettario a favore delle persone deportate nel territorio di quel paese che furono costrette a prestare la loro opera, senza retribuzione e in condizioni disumane, all'interno dei campi di concentramento all'uopo allestiti. Nell'articolo 2, capoverso 3, di tale legge è contemplata l'esclusione dei prigionieri di guerra dall'ambito dei destinatari delle misure di compensazione. Che si escludano i prigionieri di guerra si può ben comprendere, ma non dovrebbero essere esclusi i lavoratori forzati italiani: se così fosse il provvedimento austriaco risulterebbe un atto gravissimo anche perché rischierebbe di influenzare negativamente la posizione del Governo tedesco su questo tema. Venuti a conoscenza di questa posizione del Governo austriaco abbiamo subito presentato, come Comunisti Italiani, una interrogazione al Ministero per gli affari esteri e la risposta data al Senato dal Sottosegretario Rino Serri è stata la seguente: "Il Governo italiani ha provveduto a fare presente, tramite l'Ambasciata italiana a Vienna nonché in contatti diretti con l'Ambasciata austriaca in Italia, che i militari italiani deportati e impiegati come lavoratori coatti in campi di concentramento, imprese industriali e agricole in Austria durante l'ultimo conflitto, devo rientrare a pieno titolo nella categoria degli aventi diritto alle compensazioni. Ciò in quanto ad essi non è mai stata applicata la convenzione di Ginevra del 1929 ed in considerazione del fatto che essi si trovarono a subire misure punitive e limitazione della libertà personale nonché lavoro forzato non retribuito e in condizioni inumane. Da ultimo l'Ambasciatore italiano a Vienna ha parlato con la signora Schaumeyer, rappresentante speciale del Governo austriaco la quale avrebbe risposto che la posizione italiana appare coerente con le stesse finalità della legge austriaca". Ma a Roma, nei giorni scorsi, l'Ambasciata austriaca ha risposto al rappresentante dello "IOM" che ad essi risulta che gli ex internati militari italiani sono da considerarsi prigionieri di guerra e quindi no avrebbero diritto. E' evidente che allo stato attuale delle cose la posizione dell'Austria non è chiara. E così anche per la Germania. Il fatto che allo "IOM" di Roma siano già arrivate 45.000 domande di risarcimento, quasi tutte degli ex internati militari italiani, spaventerebbe la fondazione tedesca incaricata per il risarcimento alle vittime del nazismo perché se ne evincerebbe che la parte del risarcimento destinata agli italiani rischia di diventare ben poca cosa se si pensa che per milioni di deportati, possibili aventi diritto, provenienti da tutti i paesi europei occupati dai nazisti durante la guerra, sono previsti in tutto solo 10 miliardi di marchi. Anche dalla Germania non è ancora arrivata allo "IOM" di Roma la risposta definitiva su come considerare gli ex internati militari italiani trasformati in lavoratori forzati. Questo è grave perché sono già trascorsi sei mesi dall'approvazione della legge e tutte le pratiche rimangono ferme in attesa di indicazioni precise da parte della Fondazione tedesca e del Governo Austriaco. A questo punto credo sia opportuno che il nostro Governo ritorni alla carica con un altro intervento autorevole che faccia capire al Governo tedesco e a quello austriaco che la decisione assunta da questi due paesi di riconoscere le colpe del passato verso gli altri popoli d'Europa, rischia di trasformarsi da una decisione civile e coraggiosa in un boomerang per cui decine di migliaia di ex combattenti italiani, lavoratori forzati trattati come schiavi, verrebbero adesso considerati quali prigionieri di guerra alleati che si considerano rinchiusi in campi e privati della libertà, ma non costretti a lavorare brutalmente anche sotto bombardamenti. I nostri ex internati hanno aspettato mezzo secolo per ottenere giustizia e adesso che sono giunti alla veneranda età di 80-85 anni, si sentono dire che loro erano trattati come prigionieri di guerra inglesi, americani o altri. Converrai con me che questa è una truffa e una grave discriminazione verso l'Italia e i suoi ex combattenti che tanto hanno sofferto durante la prigionia in Germania e in Austria. Il caso degli italiani è diverso da quello di tutti gli altri. Quando nel settembre del 1943 ben 650.000 militari furono deportati in Germania ed in Austria non esisteva tra la Germania e l'Italia lo stato di guerra. Solo il 12 ottobre 1943 l'Italia dichiaro guerra alla Germania. I nostri soldati furono disarmati e deportati in Germania perché considerati dai nazisti traditori del precedente "patto d'acciaio" e possibili futuri nemici. Per questo no furono mai considerati dal comando tedesco "prigionieri di guerra" a cui dover applicare le norme della convenzione di Ginevra. Confido perciò vivamente sull'intervento tuo e del nostro Governo. In attesa di un tuo cortese riscontro, ti invio auguri sinceri e cordiali saluti.
Armando Cossutta |