Dr. Gerhard Schreiber
Alla
Redazione della Rivista
"La lampada"
Viale Internato Ignoto, 11
35128 - Padova
Vorrei ringraziare per il gentile e generoso invio del fascicolo agosto-settembre
2001 di "La lampada" che ho trovato molto interessante.
Per quanto concerne il contributo "Gli I.M.I. sono prigionieri non schiavi
di Hitler!!!" mi permettete - come autore del libro "I militari italiani
internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943 - 1945 Traditi
- Disprezzati - Dimenticati" (1° ristampa Roma, Ufficio Storico dell'Esercito,
1997) - una breve osservazione.
La positivistica perizia del professor Tomuschat è fuori dalla realtà
storica e dalla realtà della vita degli "schiavi di Hitler".
In verità Tomuschat ed il governo tedesco che si è associato al parere
del professore prendono cinicamente in giro le vittime militari italiane
dell'inferno dell'internamento.
Mi spiego.
Nel 1940 il regime nazista ha per forza cambiato lo status dei polacchi
prigionieri da "prigionieri di guerra" a quello di lavoratori civili.
Questi uomini polacchi ricevono - a mio avviso giustamente un indennizzo.
La stessa situazione si ripeté nell'estate 1944 per i prigionieri italiani
quando la grande maggioranza degli internati militari dovette forzatamente
cambiare il proprio status. Dato questo stato delle cose sarebbe stato
obiettivamente giusto e anche necessario concedere alle vittime militari
italiane un risarcimento uguale a quello concesso alle vittime militari
polacche. Invece il governo tedesco e la "Fondazione Memoria, Responsabilità
e Futuro" applicano i risultati della perizia del professor Tomuschat
arbitrariamente esclusivamente per gli italiani. Solo questi rimangono,
nonostante il forzato cambiamento di status, "prigionieri di guerra" e
pertanto - secondo la "legge" della "Fondazione Memoria, Responsabilità
e Futuro" - esclusi da qualsiasi risarcimento.
In un comunicato stampa il governo tedesco si rammarica e si scusa nei
confronti degli ex Militari internati e del governo di Roma perché impossibilitato,
data la summenzionata legge, a seguire la propria volontà morale di risarcire
le vittime militari italiani.
Per definire questo comportamento, a mio avviso, basta una sola parola:
ipocrisia!
Gentile capo redattore,
se Lei ritiene opportuno pubblicare il contenuto di questa lettera sulla
Sua Rivista ha la mia approvazione.
Con viva cordialità |