COMUNICATO STAMPA:

inviato ieri, 17/5/2000, all’agenzia ANSA e ad alcune testate giornalistiche

Cari amici,
siamo giunti al quinto mese di raccolta delle schede di documentazione dei sopravvissuti al "lavoro coatto" nell’industria bellica nazista, nell’agricoltura, nella TODT, nelle amministrazioni cittadine del Terzo Reich (uffici postali e comunali, Reichsbahn, trasporto merci, costruzione bunker e sgombero macerie, riassetto di case pericolanti, recupero cadaveri nonché costruzione di sbarramenti anticarro e trincee in prima linea, ad esempio a Francoforte sull’Oder) e vogliamo fare il punto della situazione e fissare il programma futuro.

Precisiamo subito che l’Italia non deve sentirsi vincolata dalla fondazione americano-tedesca, della quale non si è mai interessata, come sarebbe stato suo dovere. L’Italia con atto politico del governo deve ribadire il diritto per tutti i suoi figli finiti nei Lager nazisti alla giusta ricompensa come stabilito dalla Corte costituzionale tedesca. Tutti: vivi, morti, eredi.

Simon Wiesenthal da Vienna ci ha scritto: chiunque sia stato (o sia) sfruttato ingiustamente deve ricevere l’adeguata ricompensa.

L’orrore nazista non si cancella con un accordo burocratico e con la determinazione di aventi o meno diritto a seconda dei confini della Germania di quel tempo. Tutta l’Europa fu invasa, terrorizzata, derubata, semidistrutta. Ciò resterà nella storia del mondo e non ci sono né una, né due, né tre generazioni che possano cancellare questi fatti. Nessun risentimento contro la Germania attuale, ma i loro padri hanno commesso qualcosa che è incancellabile. In ragione di ciò, noi sosteniamo il diritto di tutti i nostri lavoratori coatti in Germania, in Italia (Cassino, Po, Linea Gotica), in Iugoslavia, in Francia, in Polonia, ecc. ad essere risarciti secondo un diritto morale magari non ancora codificato. Se nel caso, faremo ricorso anche al tribunale per i diritti dell’uomo.

In base a quanto sopra chiediamo:

Un passo ufficiale fermo e duro del governo prima dell’"abbraccio" Clinton –Schroeder" che vorrebbe chiudere il contenzioso;

Far presente a Berlino che il bestiale sfruttamento di 200/250mila ex-IMI (mai considerati prigionieri di guerra e poi dichiarati lavoratori liberi, ma costretti a lavorare) e la morte di 50.000 di essi rappresenta un olocausto a sé, il quale non può essere dimenticato o messo in ultima linea. E’ necessario far presente a Berlino con fermezza questo concetto basilare, non piegarsi alle regole di parte e riduttive della Fondazione, la quale cerca di superare un momento di difficoltà per la Germania. Noi non ci aspettiamo che i tedesco-americani ci diano qualcosa: noi chiediamo tutto ciò che ci spetta sia per i vivi, sia per i morti;

Essere pronti a sfruttare presso i tribunali tedeschi tutte le opportunità di aprire cause di risarcimento singole o di gruppo, ciò che la Fondazione, senza dirlo, cerca di impedire. Abbiamo in corso una ricerca giuridica in Germania che si concluderà tra breve. Useremo ogni mezzo possibile per farci sentire.

La restituzione agli interessati della documentazione ammassata nei magazzini del Ministero del Tesoro e della Corte dei Conti da qualche decennio. Su 330.000 domande allora inviate soltanto 12.000 furono accolte. Gli esclusi non hanno mai avuto un chiarimento. Ora essi hanno bisogno dei documenti autentici mandati a Roma per iniziare le cause presso i tribunali tedeschi;

Riattivare la legge Pertini sui campi KZ. Per molti deportati rimasti esclusi la sua applicazione è possibile immediatamente;

Il governo italiano deve aiutare finanziariamente
l’apertura di queste cause in Germania, così come richiesto dal diritto tedesco;

Il governo italiano deve concepire da parte sua - al di fuori di quanto faranno o meno i tedeschi – un "riconoscimento morale" per tutti questi suoi figli vivi o morti (per fame, impiccati, bruciati vivi, per torture, per percosse, per fucilazione, per annegamento, per mancanza di qualsiasi forma di pietà) come fu fatto a suo tempo per i cavalieri di Vittorio Veneto. Troppo grande è la tragedia vissuta e troppo grande la ferita aperta nelle nostre famiglie perché tutto ciò sia rimosso proprio ad opera di autorità politiche insensibili;

Il problema dei contributi previdenziali (sempre pagati dai tedeschi) deve essere risolto a tempi brevi.

In base a questi princìpi noi inviteremo tutti coloro (Autorità, associazioni, e privati) che hanno a cuore il problema ad un incontro nazionale a Milano nel mese di giugno e terremo una conferenza stampa. Formuleremo le nostre proposte e chiederemo al governo di prendere posizione su tutto con una linea chiara, non ambigua e non burocratica.

Arrivederci a presto cari amici ed un saluto pieno di cordialità a tutti.

Il Presidente

Ricciotti Lazzero Como, 17 maggio 2000