Articolo tratto dalla Repubblica del 26.05.2001

"L'Italia è in debito con gli ebrei, risarciamo le vittime del fascismo"

Cinquant'anni dopo migliaia ancora in attesa di indennizzo

Appello della Anselmi, presidente della Commissione che ha indagato sulle conseguenze economiche delle leggi razziali

STEFANIA DI LELLIS

ROMA - "Spero proprio che il nuovo governo non sprechi il nostro lavoro". Tina Anselmi lancia un appello. All'esecutivo che deve ancora insediarsi, la presidente della Commissione che per 28 mesi ha cercato di far luce sulle confische e i saccheggi di beni degli ebrei italiani durante il fascismo, chiede di agire. "Restituire ciò che è dovuto", la parola d'ordine. Che non è poco, come dimostra il rapporto presentato all'inizio di maggio, in cui sono raccolti materiali che documentano il sistematico, feroce accanimento con cui gli ebrei vennero perseguitati dalla legge, dagli amministratori e dai volenterosi carnefici improvvisati che dall'applicazione di disposizioni deliranti trassero personale beneficio. Alla faccia dello stereotipo degli "italiani brava gente".

Il problema non è solo di casa nostra, tanto è vero che anche in altri paesi sono stati istituiti organismi per accertare come ci si debba muovere per indennizzare gli ex perseguitati, i loro eredi o le loro comunità di appartenenza. Ma attraverso lo studio capillare dei documenti provenienti dagli archivi dei ministeri, dalle banche, dalle amministrazioni locali, dalle comunità si è appurato che soprattutto in Italia - nonostante le 60 leggi restitutorie prodotte nel dopoguerra - molto, moltissimo deve ancora essere fatto.

UN UFFICIO AD HOC. "Credo che il governo debba istituire un ufficio apposito per coordinare gli interventi", stima la presidente della Commissione. "Sarebbero sufficienti due o tre persone, ma è necessario creare un organismo a cui i tanti che ancora non sono riusciti a riavere i propri beni possano rivolgersi". "Molti chiedono aiuto alle comunità di appartenenza, ma noi non sappiamo neanche che suggerirgli", spiega Amos Luzzatto, presidente dell'Unione delle comunità israelitiche in Italia.

DUEMILA MILIARDI. Ad avere bisogno di aiuto sono ancora parecchi, vittime o eredi di vittime. Le leggi approvate nel dopoguerra hanno consentito provvedimenti riparatori per alcune categorie sociali, ma, fino allo studio condotto dalla commmissione Anselmi, non si era mai avuto un quadro approfondito dell'impatto economico delle persecuzioni. La Commissione ha stimato che agli ebrei italiani siano stati sottratti beni per oltre duemila miliardi: gran parte di questa ricchezza non è mai tornata ai legittimi proprietari.

LE SPESE DI GESTIONE. Nel dopoguerra lo Stato italiano chiese ai cittadini ebrei vittime di provvedimenti di confisca di pagare salatissime "spese di gestione" per poter riavere indietro i loro beni. Al danno della sottrazione, insomma, si aggiunse la beffa. E molti furono quelli che non vollero o non poterono sopportare questo onere. La Commissione chiede di approfondire quanti siano i casi ancora aperti e di operare per sanare queste situazioni.

I RISARCIMENTI ALLE COMUNITÀ. Nelle riunioni internazionali sul tema tenutesi tre anni fa a Washington si è stabilito che i risarcimenti vanno versati alle vittime delle persecuzioni o ai loro eredi fino al quinto grado di parentela. Nel caso però in cui la ricerca dei congiunti non dia frutti, il dovuto va corrisposto alla comunità di appartenenza della vittima. "Finora in Italia c'è stato un solo caso simbolico di restituzione a una comunità", precisa Luzzatto.

LE VENDITE "AFFRETTATE". È una delle questioni più delicate e di più difficile soluzione. Molti furono gli ebrei che, in pericolo di vita, svendettero in gran fretta i loro beni o pensarono di metterli al sicuro con fittizi passaggi di proprietà a persone "ariane" di presunta fiducia. Al termine del conflitto, ben pochi furono quelli che riuscirono a rientrare in possesso di quanto gli era appartenuto.

GLI SCHIAVI. A livello internazionale si sta completando l'iter che dovrebbe portare al risarcimento degli "schiavi di Hitler", i dieci milioni di persone che furono costrette dai nazisti a lavorare per le industrie tedesche. La Commissione chiede che il governo italiano verifichi che gli ex internati italiani e i loro eredi ebrei e non rientrino nelle categorie che hanno diritto ai risarcimenti.

I BENI NON RIVENDICATI. In una nota dell'Avvocatura dello Stato con oggetto "Gestione beni ebraici confiscati o sequestrati. Realizzo beni non rivendicati", datata 1960, si legge: "Ritiene la scrivente che, col decorso di dieci anni dal 5 giugno ‘46, lo Stato abbia acquistato la proprietà dei beni a suo tempo confiscati e sia stato liberato dall'obbligo di restituire il prezzo ricavato dalla vendita. (...) Dei predetti beni, quindi, lo Stato può liberamente disporre". Annota la Anselmi nell'introduzione al rapporto della Commissione: "Non entro nel merito dell'interpretazione giuridica della norma, ma sotto il profilo morale, ritengo che la posizione espressa sia ampiamente discutibile". Sottolinea Luzzatto: "Non esistono scadenze per le persecuzioni: le sofferenze e le vittime non scompaiono. Anche dopo 50 anni va fatta giustizia".