Berlino, 29 Gennaio 2001: ancora nessuna decisione per l'Italia.

La riunione del Kuratorium della Fondazione tedesca "Ricordo, responsabilità e futuro" non ha ancora risolto il problema se gli IMI sono da considerare prigionieri di guerra (e quindi non indennizzabili) oppure lavoratori forzati (e quindi con diritto all'indennizzo).

Il Direttore Generale dello IOM, Brunson Mc Kinley ha dichiarato che ci sono più di 160.000 richiedenti l'indennizzo e che questa cifra rappresenta il doppio di quanto veniva stimato all'inizio.

Noi prevediamo che arriveremo ad oltre 200.000 domande che rappresenteranno la quota de "il resto del mondo" di cui lo IOM è responsabile. I lavoratori della nazioni europee occidentali hanno sofferto in Germania estremamente dure condizioni di vita, e noi non abbiamo criteri sufficienti per stabilire quali condizioni far valere per ogni richiedente. E' il caso degli IMI italiani, la cui accettazione o meno può avere un grosso impatto sullo IOM.

Il Presidente del Parlamento tedesco Thierse (Socialdemocratico) ha parlato a Berlino qualificando una "vergogna" quanto viene fatto in margine ai fondi dell'indennizzo e ha chiesto alle imprese che non hanno ancora dato il loro contributo "di fare finalmente, finalmente!, il loro dovere morale".

L'incaricato del Governo per gli indennizzi Conte Otto Lambsdorff ha detto che bisogna aspettare almeno dieci giorni perchè siano concluse le cause negli Stati Uniti contro la Germania, ma ha invitato l'economia tedesca a mettere rapidamente a disposizione del Governo il loro contributo di 5 miliardi di marchi.

Il rappresentante del Consiglio Centrale degli Ebrei in Germania ha qualificato "inaccettabile e scandaloso" il fatto che l'industria tedesca non abbia ancora dato il contributo in denaro promesso.

L'avvocato Michael Witti ha invitato l'economia tedesca a muoversi.
E' stato stimato che ogni anno muore il dieci per cento dei sopravvissuti che hanno presentato domanda di indennizzo.
Sui 40.000 richiedenti cecoslovacchi ne sono morti già 4000.