Avvenimenti: Mostre
1939-1945: schiavi di Hitler,
lavoratori coatti e internati militari italiani a Hagen e
in Renania -Vestfalia
il cammino di una mostra sui lavoratori coatti e internati
militari italiani
che l‘8 settembre 2004 arriverà a Como
I quasi 600.000 IMI, internati tra l‘8 settembre 1943
e la fine del secondo conflitto mondiale, sono costruttori
di pace ed elemento necessario per la rinascita della Patria,
libera e democratica. Le loro sofferenze, il martirio, la
schiavizzazione, l‘anelito alla Pace, lo scontro con
i volontari e la subdola propaganda di regime che cercava
di riportarli nelle schiere nazionalsocialiste e della Repubblica
di Salò, ci dicono che si è di fronte ad un‘Altra
Resistenza che conta oltre 50.000 morti.
Una particolare ignoranza del dramma dei lavoratori coatti
e internati militari italiani regnava nella città in
cui vivo e lavoro: lavoratori coatti e internati militari
italiani a Hagen, grande centro industriale alle porte di
Dortmund? La risposte erano: non ne sappiamo niente. Non crediamo.
Lager per IMI e lavoratori coatti nella nostra città?
Chi sa, forse… Risaltava la mancanza di studi e indagini,
anche locali, sul tema, almeno fino alla fine degli anni Ottanta
del secolo scorso. Spiccava l‘assenza di progetti, non
solo tedeschi, diretti all‘incontro con IMI e lavoratori
coatti sopravvissuti per raccogliere testimonianze e documentazioni.
A partire dall‘autunno del 1999, per Hagen e la Ruhr,
veniva alla luce una documentazione sorprendente: diari, testimonianze
orali, fotografie, lettere. Dall‘archivio della città
risultò una lista di 52 italiani deceduti il 2.12.1944
durante un bombardamento inglese: una morte orrenda. I resti
furono cremati e inumati nel cimitero di Hagen-Delstern in
una fossa comune con vittime di altre nazioni.
Tra i materiali rinvenuti in Italia: le memorie di padre Giuseppe
Barbero, allora giovane cappellano militare incaricato di
assistere gli IMI nei Lager della Ruhr, stampate già
tra il 1945-1946; i suoi appunti originali; l‘elenco
degli internati che egli sostenne nel momento del trapasso,
con le cause del decesso; fotografie... Documenti conservati
con amore dai coniugi Pettiti di Centallo e messi a disposizione.
Inoltre: le memorie del medico Guglielmo Dothel, forlivese,
impegnato nei Campi di Lavoro per Italiani di Dortmund, Wetter
e Hagen; la registrazione del Lager 341-Schmiedag di Hagen
con ben 461 nominativi completi di luogo di nascita, residenza
e stato di famiglia, grado e incarico nell‘Arbeitslager;
i racconti di alcuni ex-IMI che, nel marzo del 2001, vennero
a farci visita e a raccontare ai nostri studenti, e alla cittadinanza
di Hagen, quel che allora successe…
Sulla base di questa documentazione che denunciava contemporaneamente
la situazione nelle altre città della Ruhr (Dortmund,
Bochum, Witten Recklinghausen, Essen…) o della Marca
(Iserlohn), i responsabili dell‘Istituto scolastico
nel quale opero si convinsero ch‘era necessario confrontarsi
con il passato.
Si creò un Gruppo di Lavoro composto da studenti e
insegnanti che iniziò ad organizzare particolari occasioni
per attirare l‘attenzione su quell‘epoca di dolore.
Il primo passo fu la lettura e la traduzione di alcune pagine
delle memorie di padre Giuseppe Barbero, stampate a Torino
tra il 1945-1946 (l‘imprimatur è del Natale 1945).
La croce tra i reticolati è un libriccino intenso,
umano e di denuncia, forse la prima opera memorialistica e
accusatoria dei crimini commessi sugli IMI. La lettura, fatta
da studenti di origine italiana e dalla signora Marianne Hahn
(che un anno più tardi presenterà al pubblico
tedesco la traduzione dell‘opera completa del cappellano
centallese), si tenne negli spazi del Centro Studi Storici
di Hagen.
Ero rimasto colpito dalla sincerità e schiettezza
di questo giovane prete. Dalla descrizione del dolore e della
morte. Dalle denunce rivolte a ufficiali (e qualche cappellano)
italiani, ai civili tedeschi, ai responsabili dei Lager. Alle
crude descrizioni dei Campi di Lavoro per italiani, polacchi
e russi e francesi: cibo, igiene, violenza, morte, vendetta
e pietà e fede.
Quando mi capitarono nelle mani i quaderni sui quali trascrisse
i dati degli IMI che aiutò nel trapasso, annotandone
anche le cause della morte, rimasi choccato. Ero di fronte
al calvario di migliaia di soldati che avevano deciso di deporre
le armi e di non combattere più. Essi affrontarono
la morte per fame, per freddo, le percosse, polmonite, tubercolosi
e meningite: dimenticati da tutti, massimamente odiati in
quanto ritenuti traditori da questi e da quelli. Mi posi la
domanda, con don Barbero: come può, chi depone le armi
e sceglie definitivamente la Pace, venir considerato traditore?
La lettura al Centro Studi Storici fu il primo e decisivo
passo. Il secondo, nel frattempo, stava maturando.
Grazie alla lista completa dei 461 IMI internati nell‘Arbeitslager
341 – Schmiedag di Hagen, ci mettemmo in contatto con
4 ex-internati e li invitammo per il marzo 2001 a visitare
la nostra scuola e città, i luoghi del calvario, vale
a dire l‘acciaieria Schmiedag, ancora oggi in piena
attività, a parlare con i nostri studenti, a incontrare
la cittadinanza e il borgomastro.
I signori Ivo Mantovani (Calderara di Reno, Bologna), Vinicio
Mesturini (Senigallia, Ancona), Mario Ortombina (Bovolone,
Verona) e Anselmo Magnanini (Ficarolo, Rovigo) accettarono
di buon grado. Per malattia solo il signor Magnanini dovette
rinnuciare. Gli altri tre, con le mogli, furono nostri ospiti
per una settimana. Giorni intensi dedicati alla memoria. Rimasero,
quei giorni, indimenticabili per la città e la nostra
scuola.
Mentre il nostro Istituto procedeva al ricupero del passato
della nostra città, il Centro Studi Storici avviava
ricerche ufficiali che sarebbero approdate alla mostra 1939-1945:
lavoratori coatti a Hagen e nella Renania-Vestfalia. Si tratta
della mostra che, integrata da capitoli che riguardano la
realtà IMI, sta percorrendo l‘Italia con il titolo
Schiavi di Hitler, lavoratori coatti e internati militari
italiani a Hagen e nella Renania - Vestaflia. Essa venne inaugurata
nel settembre del 2002 e rimase esposta, con oggetti, documentazioni
e ricostruzioni, fino al marzo del 2003 su uno spazio di 500
metri quadrati.
Per la città e la Regione venne alla luce una realtà
incredibile: milioni di lavoratori coatti russi, polacchi,
italiani, francesi, olandesi… furono schiavizzati e
martirizzati nell‘epoca del nazionalsocialismo. Hagen,
come le altre città, era un unico Lager retto dalla
violenza e da ferree direttive. La cittadinanza riconobbe
che l‘Inferno era sotto casa e che le baracche dei Lager,
in molti casi, ospitarono centinaia d‘immigrati nei
primi due decenni che seguirono il secondo conflitto mondiale.
Nell‘inverno-primavera del 2003 si decise di unire
gli sforzi del nostro Istituto e del Centro Studi Storici.
Si chiese ai Comuni italiani che collaborarono sin dal primo
momento, tra questi Centallo, il paese di don Barbero, se
desideravano partecipare al progetto che prevedeva di portare
la mostra in Italia. Nel frattempo si prese contatto con altre
Istituzioni italiane che accettarono di ospitare l‘iniziativa.
Tra le Istituzioni vorrei ricordare l‘Istituto di Storia
Contemporanea “P.A. Perretta” di Como che agli
IMI ha dedicato e dedica molte energie e il Consiglio Regionale
del Piemonte, con il Comitato Resistenza e Costituzione di
Torino.
La tappa di Como vede in primo piano l‘Istituto di Storia
Contemporanea “P.A. Perretta”, impegnato da anni
nella rivalutazione e documentazione delle sofferenze e del
martirio degli IMI. Il sito internet dell‘Istituto,
i dati d‘archivio sul tema, ne hanno fatto una tappa
obbligata. Siamo sicuri che l‘Istituto saprà
completare nel miglior modo ciò che è stato
realizzato a Hagen.
Aggiungo che tutto ciò non è nato per caso.
La Gesamtschule F. Steinhoff è stato uno dei primi
Istituti a far sì che la lingua di una minoranza, l‘italiano,
diventasse materia d‘insegnamento. Da quasi 25 anni
il nostro idioma viene insegnato, con successo, come seconda
lingua straniera. Da qui sono partite iniziative didattiche
e di ricerca che mettono in primo piano la persona, la cultura
e la storia. Viaggi studio, progetti e ricerche storiche accompagnano
la didattica quotidiana. Per dieci anni è stato scandagliato
il passato alla ricerca dell‘origine della presenza
italiana nel Nordreno-Vestfalia: indagine approdata nel 1997
alla mostra Bella Forma, peltro e acciaio dal Piemonte che
presentava le vicende dei peltrai piemontesi attivi nell‘area
di lingua e cultura tedesca tra 1500 e 1900.
Nel 2000 toccò al progetto Gelato & Gelatieri,
in collaborazione con la Provincia di Belluno e l‘Ente
Fiere di Longarone.
L‘iniziativa Internati militari e lavoratori coatti
italiani ha interessato gruppi di studio del nostro Istituto
per il periodo 1999-2003.
Le collaborazioni che hanno portato alla realizzazione e al
tour italiano di 1939-1945: schiavi di Hitler, fanno ben sperare
per un comune e responsabile futuro europeo. Un messaggio
che viene affidato ai giovani e che viene da lontano: dalla
Resistenza e dalla Pace originata dall‘abbandono delle
armi.
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